Scrive Gianni Celati in un’introduzione che accompagna le fotografie di Luigi Ghirri: “...tutte le cose richiedono d’essere guardate in un certo modo, secondo i movimenti e le angolature che ci portano a vederle meglio.” Guardate e fotografate, tanto che il grande progresso della fotografia contemporanea sembra consistere nella scoperta dell’angolazione insolita, di un insolito che però non è fine a se stesso, ma illumina un oggetto in una maniera tale da consentirci di vedere in esso qualcos’altro. Il che si applica del resto non solo agli oggetti, ma anche ai paesaggi. Celati continua con una frase ancora più significativa: “... la strana idea che ci sia ‘qualcosa da vedere’, come una qualità assoluta dei luoghi, quotata da un listino di valori. Mentre in realtà non c’è mai niente da vedere, ci sono solo cose che ci capita di vedere con maggiore o minore trasporto, indipendentemente dalla loro qualità.”

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